Nel cuore della città di Nepi si eleva il Duomo, custode silenzioso di secoli di arte, storia e devozione. Questa pagina è pensata per chi vuole immergersi nella grandiosità del Duomo di Nepi, proponendo un percorso approfondito attraverso le sue radici storiche, la sua imponente architettura, le opere d’arte inestimabili che alberga e molto altro ancora.
Le origini e la storia del Duomo di Nepi
La tradizione narra che il Duomo di Santa Maria Assunta fu eretto su un antico luogo di culto dedicato al tempio romano di Giove. La presenza di reperti murati nel portico, risalenti al II-II secolo, testimonia la profonda stratificazione storica del sito.
Un documento chiave per comprendere le origini del Duomo è il papiro ravennate di Nepi del 557, che conferma la fede cristiana radicata in questo luogo sin dai primi secoli. Anche se non è chiaro se la cattedrale originale fosse ubicata esattamente dove si trova l’attuale Duomo, si sa che la struttura conserva parti risalenti al XII secolo, compresa la magnifica cripta e la base del campanile.
La cripta, caratterizzata da una pianta rettangolare e divisa in nove navatelle da 24 colonne, termina con tre absidi. I capitelli, unici nel loro genere e decorati con motivi vegetali e figure umane e fantastiche, rappresentano un esempio eloquente dello stile romanico.
Un’iscrizione all’interno del Duomo fa memoria della consacrazione della cattedrale nel 1266, ad opera del vescovo Lorenzo, segnando il completamento dei lavori iniziati nel XII secolo. Originariamente concepita con tre navate, la struttura subì importanti modifiche tra il XVI e il XVII secolo, inclusi il rifacimento del soffitto della navata principale e del portico.
Gli ampliamenti successivi portarono alla creazione della quarta e della quinta navata, quest’ultima aggiunta nel 1752, come testimoniato da un’epigrafe.
Tuttavia, nel 1798, un incendio provocato dalle truppe francesi causò danni significativi alla cattedrale, distruggendo elementi in legno e parte degli arredi.
La Rinascita
Dopo il disastro, fu Anselmo Basilici, vescovo di Nepi dal 1818 al 1840, a guidare i lavori di ricostruzione del Duomo. Gli interni furono arricchiti da nuovi affreschi solo in un secondo momento, con una particolare enfasi sulla figura di Maria, celebrata in dodici episodi lungo la navata centrale e nell’immagine dell’Assunta nell’abside.
Le pareti del Coro sono impreziosite da due opere che narrano momenti significativi della vita di San Romano: la sua consacrazione episcopale e la professione di fede prima del martirio. Questi affreschi furono realizzati da Domenico Torti e Ludovico De Mauro tra il 1868 e il 1873, segnando una fase importante nella decorazione sacra del Duomo, che continua a essere un punto di riferimento spirituale e artistico per la comunità di Nepi. L’ultimo intervento strutturale importante è datato al 1901, quando fu sostituita la pavimentazione.
I capolavori artistici e architettonici del Duomo
Entrando nel Duomo di Nepi, ci si può immergere alla scoperta di un patrimonio artistico e spirituale di inestimabile valore. Dalle navate che accolgono opere d’arte secolari, al presbiterio che narra storie di fede e devozione, fino alle cappelle laterali che si fanno custodi di reliquie e memorie storiche, ogni angolo di questa cattedrale è un invito a esplorare la profondità della tradizione religiosa e artistica. Ogni dettaglio del Duomo di Nepi è un capitolo di un libro aperto sulla storia, l’arte e la spiritualità, pronto per essere scoperto e ammirato.
Navata centrale
Il cuore della chiesa, la navata centrale, si distingue per i suoi affreschi realizzati tra il 1868 e il 1873 da Ludovico De Mauro. Questi lavori riflettono la profondità della tradizione artistica e la devozione mariana, culminando con l’opera maestra di Domenico Torti, l’Incoronazione di Maria SS., circondata da figure di santi strettamente legati alla comunità e alla sua storia, tra cui i Santi Pio V, Savinilla, Tolomeo e Romano, questi ultimi i Patroni di Nepi. Torti ha lasciato un’impronta indelebile anche attraverso le dodici raffigurazioni lungo la navata che illustrano la Vita di Maria, da momenti chiave come l’Annunciazione e la Natività a scene più intime come la Visita di Maria a S. Elisabetta, presentando una narrazione visiva della sua vita terrena e spirituale. Questa sequenza di affreschi non solo abbellisce lo spazio sacro ma serve anche come strumento di catechesi visiva per i fedeli.
Navata laterale sinistra
La navata laterale sinistra si apre con la cappella dell’Immacolata Concezione, arricchita dall’altare di Bernardino Brozzi, un’opera finanziata dalla famiglia Sansoni nel XVII secolo, che testimonia l’intreccio tra fede, arte e mecenatismo locale. Proseguendo, si incontra la cappella del Santissimo Crocefisso, dove spicca la statua lignea di Cristo, frutto del talento di Antonio Ispanico tra il 1532 e il 1533, un simbolo potente del sacrificio e della redenzione. La terza cappella è dedicata a San Girolamo, rappresentato in un momento di penitenza, un’immagine evocativa dell’ascesi e della conversione spirituale. La navata si conclude con un tributo a Luigi Maria Olivares, vescovo per 27 anni, la cui tomba è un luogo di memoria e venerazione.
All’altro capo dello spazio, si distinguono due ingressi significativi: il primo apre il cammino verso le scale che ascendono al campanile, mentre il secondo, sovrastato da una venerabile scultura della Madonna con il Bambino risalente al XII secolo, introduce a ciò che un tempo era un magazzino. Accanto a queste porte, una incisione muraria fa eco a un momento storico di grande importanza per la comunità ecclesiastica: l’ultima celebrazione del Sinodo Diocesano. Questo evento, tenutosi l’8 Ottobre 1907 e presieduto da Giuseppe Bernardo Doebbing, vescovo francescano di Nepi e Sutri, rinnovò una tradizione che non si celebrava da 112 anni, riunendo canonici e clero delle due diocesi in un’assemblea solenne e fruttuosa, segnando così un momento significativo nella vita della chiesa e della sua comunità.
Navata laterale destra
Nel corridoio destro del Duomo, si dispiegano cappelle di notevole interesse storico e artistico. La prima di queste ospita un’antica fonte battesimale del 1577, dietro la quale si può ammirare un affresco che ritrae il battesimo di Cristo nel fiume Giordano, restaurato con cura nel 1982. Procedendo, si incontra la seconda cappella, dedicata a Sant’Isidoro Agricola, il cui altare, risalente al XVII secolo, è stato anch’esso restaurato nel 1982, riaffermando il legame della comunità con la terra e il lavoro agricolo.
La terza cappella è un omaggio a San Giuseppe, raffigurato nell’atto della sua morte, circondato da Gesù e Maria: un’opera commissionata dalla Confraternita di San Giuseppe, come testimonia lo stemma collocato con orgoglio davanti all’altare. Successivamente, la quarta cappella celebra San Filippo Neri, figura del XVII secolo, con un altare realizzato grazie al generoso contributo della famiglia Floridi e Viterbini, come indicato dallo stemma e dalla chiave di volta.
La quinta e ultima cappella è dedicata al Santissimo Sacramento, anche noto come Madonna della Salute. Qui, un dipinto del 1884, firmato da C.F., mostra la Madonna circondata dai Santi Giuseppe e Camillo de Lellis, creando un luogo di profonda spiritualità e riflessione. Questa cappella custodisce anche la memoria di S.E. Mons. Giuseppe Gori, vescovo di Nepi e Sutri per 27 anni, la cui vita, trascorsa tra il 19 maggio 1885 e il 2 luglio 1969, è commemorata qui in segno di rispetto e venerazione.
Il Presbiterio e le Cappelle laterali
Accessibile tramite le scale laterali, il Presbiterio si rivela in tutta la sua maestosità, sormontato da una finta cupola che gioca con la prospettiva, abbracciando al suo interno figure sacre della famiglia di Maria di Nazareth – tra cui i Santi Anna, Gioacchino, Elisabetta, Giuseppe, Zaccaria, Maria di Cleofe e Giovanni Battista – oltre a profeti veterotestamentari come Isaia, Mosé, Davide ed Ezechiele, le cui profezie sono intimamente legate alla figura della Vergine Maria. Tra le decorazioni, emergono i due affreschi di Domenico Torti che illustrano il martirio dei patroni San Romano e San Tolomeo, e l’imponente raffigurazione dell’Assunzione di Maria in cielo, capolavoro situato nella zona del catino absidale. Significative sono anche le firme di Torti, una testimoniata sul cippo della decapitazione di San Romano e l’altra sull’arpa tenuta da Re Davide, confermando la datazione dell’opera al 1838.
Centrale nel Presbiterio è l’altare maggiore, impreziosito da un sarcofago in marmo di Carrara realizzato da Ercole Ferrata, discepolo del Bernini, dal 2 agosto 1688. Questo monumento non solo custodisce le reliquie di San Romano, ma è anche segnato dal ricordo di un attacco nel 1798, come evidenziato dal danno al naso della statua di San Romano. La lapide all’interno del Duomo dettaglia la consacrazione dell’altare e l’elenco delle reliquie ivi contenute, celebrando un momento di profonda spiritualità e storia ecclesiastica.
Le cappelle laterali al Presbiterio arricchiscono ulteriormente questo spazio sacro. Sul lato sinistro, la cappella dedicata all’Assunzione di Maria ospita una statua di San Pio V, mentre sul lato destro si trova la cappella degli Evangelisti, con una pala d’altare che data al 1580 e dipinti che narrano l’Annunciazione e altri momenti biblici, opera di artisti viterbesi come Filippo Capozzi e Giovanni Porta, detto il Salviati. Questo spazio è arricchito da statuine marmoree dei quattro Evangelisti e da bassorilievi dei Santi Tolomeo e Romano, elementi di un legame profondo con la tradizione e la devozione locale, testimoniati anche da un candelabro marmoreo del Giubileo del 1650, sopravvissuto alle vicissitudini storiche e agli incendi che hanno segnato il passato della chiesa.
Transetto e Stanza del Passetto Vescovile
Posizionato al di sopra dell’entrata nel transetto destro, si trova il Trittico del Salvatore, un’opera di grande valore che segna la storia artistica di Nepi nel periodo del tardo Cinquecento. L’attribuzione di quest’opera va a Marcello Venusti (1512/13 – 1579), sebbene vi sia stato un equivoco storico che l’ha vista attribuita a Giulio Romano. Il trittico presenta, al centro, l’immagine del Salvatore, affiancato nei pannelli laterali da San Tolomeo, San Romano, l’Angelo Gabriele e la Vergine Maria. Fino al 2017, questa importante testimonianza artistica aveva il suo posto al centro dell’abside. Nella stessa stanza si osserva la porta adornata dall’emblema vescovile, entrata storica del passaggio segreto che univa direttamente la cattedrale al palazzo episcopale.
La Sacrestia
La sacrestia del Duomo custodisce vere e proprie gemme artistiche risalenti a periodi diversi, tra cui spiccano le opere di Antonio del Massaro, noto come Il Pastura. Questi dipinti raffigurano i Santi Tolomeo e Romano e testimoniano il talento e la devozione del pittore.
Al loro fianco, si possono ammirare quattro ritratti minuziosi dei Santi Apostoli: Pietro, Bartolomeo, Giuda Taddeo e Matteo. Queste opere del Seicento, realizzate dalla mano esperta di Mattia Preti, rappresentano una parte significativa del ciclo dedicato agli Apostoli. La loro presenza a Nepi è frutto del trasferimento operato da Marcello Anania, vescovo di Nepi tra il 1654 e il 1670 e mentore dell’artista, che ha voluto arricchire la sacrestia di queste preziose testimonianze di fede.
All’entrata sinistra della cattedrale, una lapide posta in memoria da Mario, fratello di Marcello Anania, commemora il vescovo e la sua scomparsa avvenuta il 25 aprile 1670. Questo gesto di ricordo sottolinea ulteriormente il legame profondo tra la diocesi di Nepi e le figure che hanno contribuito alla sua storia e al suo patrimonio artistico e spirituale.
La Cripta
Ancora oggi, è possibile ammirare l’affascinante Cripta, un gioiello architettonico dell’XI-XII secolo, sostenuta da 46 imponenti colonne in marmo. Di queste, 26 occupano una posizione centrale, ciascuna coronata da capitelli unici che raffigurano una varietà di animali e simboli del bestiario medievale. Particolarmente notevoli sono le due colonne centrali spirali, reperti provenienti da un antico tempio pagano. Questo luogo sacro custodiva originariamente tre altari, testimoni della profonda spiritualità che permea la cripta. L’intervento di restauro più recente si è svolto nel 1951, promosso da Sua Eccellenza Mons. Giuseppe Gori, vescovo di Nepi e Sutri, per celebrare il 19° centenario del martirio dei santi Tolomeo e Romano, venerati come i primi vescovi della città.
Ingresso e Portico
La facciata del Duomo si annuncia con un elegante portico trilobato, eretto nel 1438, che funge da custode di una collezione di manufatti marmorei, testimoni di varie epoche storiche. Tra questi si distinguono: un’epigrafe del 1131 che incide il primo patto comunale di Nepi, un frammento del pavimento cosmatesco originale del 1266 in opus alexandrinum, un sarcofago dell’epoca imperiale decorato con le scene mitologiche della caduta di Fetonte, un cippo romano, oltre a una serie di lapidi e stemmi nobiliari. Nel 1647, sotto l’egida del vescovo Bartolomeo Vannini, viene edificato un nuovo portico, come testimoniato dall’iscrizione sull’architrave dell’ingresso principale: “DEIPARAE MARIAE VIRGINI ASSUMPTAE BARTOLOMEUS VANNINUS EPISCOPUS NEPESINUS ET SUTRINUS AN. MDCIIIL”.
All’interno della sala a sinistra si trovano gli arredi sacri e le vesti appartenenti alla Confraternita del Santissimo Sacramento. Una dedica particolare campeggia sopra la porta principale su via G. Matteotti, commemorando l’erezione della quinta navata della Basilica, un lavoro portato a termine dal vescovo Giacinto Silvestri nel 1752: “Giacinto Silvestri, vescovo di Nepi e Sutri, eresse dalle fondamenta la quinta navata di questa antichissima Basilica. Nell’anno 1752”.
L’Altare Maggiore e il Trittico del SS. Salvatore
All’interno del Duomo, uno dei tesori artistici più preziosi è rappresentato dalla maestosa opera scultorea che adorna l’altare maggiore. Quest’ultima, opera di Ercole Ferrata, illustre discepolo del Bernini, presenta una scena toccante: San Romano giace disteso, mentre Santa Savinilla lo ricopre con un velo funebre. Creata nel 1680, questa scultura è stata pensata per sovrastare l’urna che conserva le sacre reliquie del santo, arricchendo l’altare di profondi simbolismi spirituali.
Un altro capolavoro che impreziosisce il Duomo è il trittico del SS. Salvatore, posizionato con cura nell’area del presbiterio. Al centro, la figura del Salvatore si erge maestosa, affiancata nei pannelli laterali da San Tolomeo, San Romano, l’Angelo Gabriele e la Vergine Maria, creando un insieme visivo di straordinaria potenza emotiva e devozionale.
Sebbene la tradizione popolare voglia attribuire questa opera a Giulio Romano, gli esperti d’arte tendono a discostarsi da tale asserzione, pur riconoscendo universalmente che il trittico sia un prodotto della metà del Cinquecento, epoca di fervente creatività artistica.
Il Campanile e l’organo: simboli di comunità
Il campanile, ricostruito più volte nel corso dei secoli, simboleggia la resilienza della comunità di Nepi di fronte alle avversità. Nel corso degli anni, il campanile ha vissuto diverse trasformazioni. La costruzione che vediamo oggi è iniziata nel 1507, sostituendo una vecchia torre saracena in rovina, sotto la guida di Pierino da Caravaggio. Pochi anni dopo, nel 1511, Jacopo Ungarico da Caravaggio portò a termine l’opera, come conferma un documento custodito nell’Archivio di Stato di Viterbo. Questo documento testimonia anche la sostituzione di una parte della torre precedente, realizzata in stile romanico-laziale. La torre attuale rivela una base che risale al IX secolo, seguita da un livello aggiunto nel XII secolo e infine una sezione rinascimentale completata più tardi. Questi strati sono ancora chiaramente visibili nelle mura.
Proprio sopra il tetto della chiesa si può osservare la parte medievale della struttura, caratterizzata da due finestre chiuse e decorazioni in mattoni rossi. Su di essa si eleva la sezione rinascimentale della torre, articolata su tre livelli con un solido basamento e due piani superiori arricchiti da grandi archi e nicchie decorative.
Il campanile ha subito gravi danni a causa dei fulmini in diverse occasioni: la prima volta il 1° gennaio 1773, poi di nuovo il 5 gennaio 1858, e infine durante una veglia nel duomo il 22 marzo 1922. Fortunatamente, quest’ultimo incidente non causò vittime poiché la torre crollò sulla via principale. In seguito a questi eventi, la cuspide originale fu sostituita da un tetto a quattro spioventi.
All’interno della torre si trovano tre campane dedicate alla Vergine Assunta e ai Santi Tolomeo e Romano, a testimoniare la ricchezza storica e spirituale di questo luogo.
L’organo, presente dal 1443 e successivamente arricchito con una struttura in legno da Angelo Morettini nel 1855, ancora oggi, in alcune particolari occasioni, accompagna le funzioni religiose con la sua musica solenne, contribuendo all’atmosfera spirituale del Duomo.
Visitare il Duomo di Nepi: informazioni utili
Il Duomo di Nepi è aperto ai visitatori e ai fedeli che desiderano esplorare la sua bellezza e spiritualità tutti i giorni dalle 7:30 alle 12:15 e dalle 15:00 alle 18:30.
Ancora oggi il Duomo ospita le celebrazioni più significative della comunità nepesina, dalle Comunioni alle Cresime, passando per la celebrazione della Santa Messa della Vigilia fino alla funzione per il Corpus Domini dopo la tradizionale Infiorata. Durante l’anno si svolgono all’interno del Duomo di Nepi anche vari concerti, come il tradizionale Concerto di Santo Stefano e vari altri appuntamenti di musica classica o esibizione di cori.
Dove si trova
Piazza del Duomo, 2 Nepi (VT)